Felice di conoscerti, e spero che dopo questa lettura tu possa diventare parte della fitta rete di persone che animano le mie giornate. Qui non troverai un CV tradizionale, ma il perché e come nasce la mia esperienza, conoscenza e visione sul web e sulla comunicazione. Chi sono oggi
La mia storia dal web (Net) alla Leadership reputazionale etica
Era il 1997, Internet era net e iniziava a prendere piede in Italia, con la diffusione dei PC. Mi innamorai perdutamente di questo mezzo e da allora è diventato oggetto della mia ricerca e della mia professione. Vivo e lavoro in quella che ho definito netlife: il perfetto equilibrio tra online e offline, fatta di consapevolezza, responsabilità e comunicazione digitale etica. Un luogo in cui sentirsi parte di una rete di relazioni significative. Ma andiamo con ordine, e partiamo dall’inizio. Dietro ogni business c’è una persona con una storia che nei CV non riesce ad “uscire”. Questa è una parte della mia:
1997-2000: gli albori del digitale e della “mia” netlife
Quando insegnavo Internet alle PA e ovviamente le crisi social non esistevano.
In quegli anni imparai a conoscere le opportunità di Internet, a studiarlo approfonditamente anche a livello di codice, l’HTML era diventato un linguaggio famigliare, e cominciai a tenere i primi corsi per le PA, per gli over 65, per le scuole e per le donne in cerca di occupazione. La domanda di formazione era alta, l’offerta allora piuttosto bassa. Il digital divide un tema già emergente. L’incarico più importante che mi fece capire che la formazione era nelle mie corde fu la Settimana Web organizzata dalla Provincia di Venezia (che proseguì negli anni a venire per tredici edizioni). Nel frattempo continuavo a dare gli esami della magistrale in Lingue e Letterature Straniere ad indirizzo Filologico, ma approfondendo gli aspetti di linguistica, della parola nel web che diventava testo online e editoria digitale; della parola e della sua importanza in ambito interculturale e delle possibilità di applicazione della tecnologia alla didattica. Si delinearono fin da subito i tratti della mia visione e del mio approccio alla comunicazione digitale: da una parte la parola contestualizzata, consapevole e responsabile in ogni contesto e canale, e dall’altra, la formazione.
La costante: le persone al centro, e la comunicazione come “strumento per connettere” a contenuti utili. A quegli anni risalgono i corsi che mi affidarono sull’alfabetizzazione informatica che mi permisero di sperimentare l’usabilità da applicare sia nei contesti formativi in presenza che online. La progettazione di “piattaforme per la didattica”, aule virtuali e la figura del mediatore informatico, alla quale ancora oggi devo tantissimo. La partecipazione a progetti accademici e la creazione della mia società di comunicazione e formazione (nel 2000) che altro non poteva che essere: Netlife s.r.l. con la visione di un equilibrio tra online e offline, comunicazione e formazione, con un focus specifico sull’importanza della parola dalla filologia all’inclusione. Fu in questo anno che la parte progettuale della tecnologia applicata alla didattica diventò un progetto di formazione molto importante A.L.I.A.S. (Approccio alla Lingua Italiana per Allievi Stranieri) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’allora Ministero della Pubblica Istruzione. Proseguì così il mio lavoro con le PA, imparando a conoscerne i bisogni, le dinamiche e i vari referenti. Scrivevo per una testata locale, collaboravo nell’editoria e pubblicavo, insieme a Filippo Caburlotto, il lemma “Il testo nel sito Internet” all’interno del Nuovo Dizionario di Marketing e Comunicazione, Milano, Lupetti Editore (4 pagine). Un estratto di quello che poi, l’anno successivo sarebbe diventato il nostro primo libro.
A quell’epoca eravamo visti come pionieri del digitale. E i due mondi: studi umanistici e tecnologia venivano percepiti agli antipodi. Un’umanista troppo proiettata nella tecnologia e una “tecnica” con skills troppo umaniste. Quello che invece percepivo io era una sensibilità che mi permetteva di costruire costantemente, relazioni, conoscenze e competenze. E soprattutto mi portava costantemente a semplificare la complessità legata al digitale.
2001-2005: l’età della consapevolezza e della scrittura
I miei primi libri, saggi, articoli, la direzione di una collana editoriale e la direzione scientifica di una rivista sull’e-learning e il knowledge management e l’inizio delle docenze accademiche
In quegli anni vidi Internet evolversi. Ogni giorno studiavo qualcosa di nuovo. I contenuti erano ciò che di più prezioso si potesse desiderare. Era “una vera e propria rivoluzione del pensiero” conoscenza costante, formazione permanente. Furono gli anni della letteratura di settore, degli eventi di settore, del longlife learning. Mi laureai nella prima sessione con una tesi proprio dedicata all’applicazione della tecnologia nella didattica con il caso pratico ALIAS “An Online Project for Teachers’ Development: The ALIAS Case-Study (Approach to Italian Language for Foreign Students)”. Seguii i corsi e ottenni le certificazioni Base e Avanzato. Partecipai a pubblicazioni AA.VV. con saggi dedicati alla costruzione di database relazionali nell’uso della didattica, alla figura del mediatore internet, nell’ambito della filologia digitale, articoli sull’e-learning. Ma soprattutto i due libri: Comunicare in rete, l’usabilità, seguito poi da e-Learning: comunicare e formarsi online (Anzalone, Caburlotto, Milano, Lupetti Editore).
Internet si stava evolvendo, la comunicazione di massa aveva un nuovo strumento con nuove regole e nuove dinamiche relazionali. Le regole comunicative dovevano essere ben chiare. Furono gli anni dei Forum, delle discussioni nelle liste. Furono gli albori di redazioni diffuse virtuali, compresa quella della nostra webzine. Iniziai a insegnare all’Università Ca’ Foscari di Venezia, nel Dipartimento di Scienze del Linguaggio “Informatica per lingue e scienze del linguaggio”, per altre università, istituti, centri di ricerca nazionali e internazionali. Partecipai a progetti legati alla realizzazione di supporti multimediali per l’insegnamento delle lingue, tra cui la LIS (Lingua Italiana dei Segni). Iniziai le mie prime esperienze nei Comitati Scientifici per la selezione delle tematiche digitali e il Project Management. L’informatica, l’Internet e l’Innovazione erano il mio lavoro quotidiano attraverso la formazione e la comunicazione sempre attenta alla scelta della parola giusta, e attraverso l’analisi delle conversazioni, della psicologia della comunicazione e dei comportamenti, principalmente nell’ambito della didattica e poi anche nelle liste di discussione e forum.
La teoria arrivava dall’esperienza sul campo che rafforzava la ricerca e la conoscenza pregressa. Collaborai con giornalisti televisivi nella scelta degli argomenti sul digitale, partecipai a convegni nazionali e internazionali legati alla comunicazione, all’usabilità e alla formazione nel digitale. Mi trovavo spesso da un lato e dall’altro dell’informazione (scrivere e intervistare e essere intervistata). Progettai strutture, e portai l’attività di ufficio stampa nell’online, e su questo formai moltissimi giornalisti. Partecipai a progetti accademici internazionali legati alla filologia digitale. E curai una collana editoriale dedicata all’innovazione. Mi focalizzai nella comunicazione digitale per l’attività di ufficio stampa nella sua evoluzione online (nel corso degli anni penso di avere superato il migliaio di repliche in presenza). Seguivo l’attività di ufficio stampa, PR, organizzazione di eventi, progetti culturali, presentazioni di libri, mostre, organizzazione di conferenze stampa, incontri culturali nelle Biblioteche per progetti di lettura, alfabetizzazione informatica, scrittura creativa. Proseguirono negli anni le attività formative per la settimana web (che nel frattempo si era evoluta e moltiplicata in termini di ore) in cui iniziai a insegnare le opportunità di Internet ai funzionari e ai team. Diventai direttore scientifico della rivista E-Learning & Knowledge Management, Roma, editore Nuovo Studio Tecna. Una parte importante delle attività e dei servizi era dedicata alla progettazione e sviluppo di siti web usabili. Vivevo con passione e curiosità stringhe di codice e termini nuovi da trasferire con parole comprensibili (il digital divide si acuiva anche con il linguaggio tecnico).
Semplificare la complessità era ciò che facevo quotidianamente. Si doveva semplificare qualcosa di completamente nuovo e dunque complesso per farlo adottare, per farne comprendere i benefici, per convincere a investire nei siti Internet, nei progetti di editoria digitale. E, non dimentichiamolo, per renderlo adottabile. Furono le tematiche specifiche a farmi incontrare professionisti straordinari, appassionati di ciò che condividevano. E la parola scelta con cura era lo strumento più efficace. La filologia, la linguistica, la critica letteraria, le letterature post-coloniali di lingua inglese, l’intercultura erano quel background che unito alla tecnologia e alle relazioni significative con professionisti mi permetteva di costruire un mio metodo di comunicazione etico, responsabile e consapevole e un mio metodo di insegnamento basato sulla collaborazione tra discenti e sull’azione. Una formazione “in azione” arricchita da competenze specializzate di graditissimi “ospiti”. Quello che oggi è conosciuto come il metodo: consapevolmente connessi.
2006-2012: la svolta strategica
Ho trasformato la scelta delle parole, unite alla tecnologia, in posizionamento strategico e autorevole sempre più verso la scienza della reputazione
In quegli anni ci fu la svolta strategica. Una chiara consapevolezza di ciò il web rappresentava, offriva e metteva a disposizione di tutti i settori, la direzione che avrei voluto prendere con maggiore responsabilità. La filologia digitale, la didattica attraverso il web, le applicazioni, i database relazionali, i progetti dedicati alla comunicazione culturale attraverso il web: arte, letteratura, turismo culturale, sempre con una logica inclusiva. Attività di Media Relations, animazione economico-culturale dei territori, valorizzazione delle bellezze artistiche e paesaggistiche, l’ospitalità erano le mie attività quotidiane tra progettazione e gestione (progettazione e sviluppo dei servizi, comunicazione online, relazioni con i media e con le istituzioni, animazione economica del territorio, organizzazione delle prenotazioni dei gruppi e dei privati, preparazione delle guide, eventi, bigliettazione unificata, accordi, e sempre con un partner in costante crescita e evoluzione allora Codess, era il 1998 quando iniziammo la prima collaborazione, oggi CoopCulture).
La progettazione didattica, quella di visite guidate, la creazione di Archivi digitali per la valorizzazione della memoria e la interconnessione di servizi, conoscenza e attività offline. La narrazione in tempo reale attraverso l’allora Twitter. l’utilizzo di Facebook nelle prime strategie di comunicazione digitale. Continuarono le attività per la Settimana Web con temi sempre più articolati che seguivano le esigenze dell’evoluzione sociale. Una attenzione sempre più forte verso le donne in cerca di occupazione e quel desiderio di supporto e di alleanza in un sistema ancora troppo penalizzante. Fu il periodo dell’attività di promozione e valorizzazione (oggi Personal Branding) di autori noti, artisti noti, per il posizionamento autorevole online di quegli anni. A cui seguì il posizionamento di brand e corporate sempre più importanti in termini di dimensioni (PMI, PA, Istituzioni, Enti e S.p.A e Holding e Gruppi Industriali, Multinazionali, Brand Global). Le attività di formazione per le figure della PA funzionari e staff aumentarono sempre più, così come le attività di consulenza per start up. Il focus era la comunicazione tradizionale e la comunicazione online come opportunità di crescita e sviluppo, creazione di relazioni significative e attività per le relazioni esterne il tutto orientato al posizionamento autorevole. Furono gli anni in cui entravo e uscivo dalle aule di Università, Business School, Istituti internazionali, Centri di Ricerca Nazionali e Internazionali. Furono gli anni di due importanti progetti di editoria digitale e filologia digitale (Heliand e Archivio d’Annunzio, con trenta Università nazionali e internazionali coinvolte nel comitato scientifico). Interconnessioni significative tra parola, territorio, Internet e potere di influenza dei flussi turistici-culturali attraverso il web. Iniziarono le collaborazioni con il settore dell’Hotellerie di lusso, degli eventi prestigiosi, dei lanci di prodotto, dei brand famosi.
Mi piace ripensare a questo periodo come alla svolta anche perché nel 2006 è nata mia figlia Violante, una piccola rivoluzione di pensieri, parole, emozioni e visioni, che naturalmente ha influenzato anche il mio approccio alla comunicazione e al business. Una visione più orientata alla costruzione di qualcosa che possa lasciare un segno, un qualcosa di cui essere orgogliosi, un impatto positivo sulle persone attraverso le parole, le esperienze e le informazioni sempre leali, corrette e verificate. Sono nati così tutti i laboratori didattici e le visite guidate progettate e realizzate con passione, dedizione e accuratezza. Semplificare il complesso per bambini, adulti, studenti, anziani e trasmetterlo con passione. E attraverso questo: contribuire ad accorciare il divario digitale.
2013-2020: la comunicazione sotto forte stress e la ciclicità degli eventi #consapevolmenteconnessi
Comunicazione nelle emergenze, nelle crisi, semplificazione delle complessità, uffici stampa e digital PR, la parola in nuove forme e sfumature
In quegli anni imparai la più grande lezione: comunicare in situazioni di forte stress e l’utilità di saper comunicare “bene” e di saper gestire al meglio gli strumenti a nostra disposizione nel web; tra questi i social network. L’ho imparato con Emergenza24, grazie al Prof. Maurizio Galluzzo che mi ha mostrato l’altro lato della parola, della comunicazione, della gestione del tempo e dei perimetri online che non sono solo geografici o culturali, ma anche di livello di stress. L’informazione acquisì nuove sfumature, tantissime, troppe per poterle governare tutte. Dunque dall’altra parte il nucleo, gli elementi indispensabili per comprenderne il senso, senza generare “agitazione”. Pochi caratteri a disposizione e circostanziati. Comunicare bene nell’accezione di dare l’informazione giusta (quella che non manipola, non è fraintendibile, non crea panico, ma supporta e accompagna a comprendere gli avvenimenti). I social da qui acquisiscono un nuovo significato, importante, impattante sulle persone, la società, diventano social activism. Imparai l’aggregazione dei dati e l’utilizzo di strumenti per “interpretarli” più velocemente. Le macchine supportano ma non comprendono appieno; aiutano, ottimizzano sono complementari alle attività, ma mancano di sensibilità nell’interpretazione. Miliardi le conversazioni anonimizzate che ci permettono di comprendere reazioni e di saper come migliorare costantemente l’informazione e fare attività di prevenzione. Grazie a questa nuova attività di comunicazione inizio a percepire un cambiamento nel mio approccio alla comunicazione e al posizionamento. Leggevo e rileggevo ogni singola parola di dichiarazioni e comunicati, di testi nei siti web, nelle presentazioni, flyer, pubblicità, campagne e ogni singolo passaggio. E’ corretto? E’ migliorabile? E’ fraintendibile? E’ manipolabile? E’ discriminante? E’ washing? E’ sessista? sono solo alcune delle domande.
Ma soprattutto aveva un protocollo robusto per garantire tutto questo? Inizio a lavorare con i protocolli, a studiarli, a sperimentare. Furono gli anni dell’Organizzazione degli Stati Generali della Comunicazione in emergenza, della Tavola Rotonda a Roma nella sede della Protezione Civile Nazionale per discutere dell’uso dei social e per comprendere la nuova comunicazione, più empatica.
Conoscevo bene la modalità di intervista nei video, nelle radio, le video produzioni, ma sentivo che tutto si stava amplificando di opportunità e rischi. Con la comunicazione nelle emergenze ho imparato a conoscere e riconoscere i rischi, le criticità, gli aspetti da analizzare e da far validare da chi si è specializzato in quel settore. E così anche nell’analisi di ogni fotogramma, ogni parola. Lavorai nel settore dell’arte in fiere, eventi, mostre, presentazioni, lanci. Mi occupai di brand e prodotto. Seguii la comunicazione corporate di una S.p.A. di una Holding, di un brand internazionale leader di mercato nella logistica.
Furono gli anni in cui prese vita un altro importantissimo progetto di filologia digitale e editoria digitale, un’applicazione dedicata all’analisi e alla comprensione filologica de Il Milione di Marco Polo (nella versione Ramusio) per l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Dipartimento di Italianistica. Nella veste di Direttore tecnico affinai le skills nell’ambito dei database relazionali, del digitale applicato alla filologia. Sempre di quegli anni furnono la progettazione di aule virtuali, sempre per lo stesso Dipartimento di Italianistica a beneficio degli studenti lavoratori. Un supporto strutturato per aumentare le possibilità di successo nei percorsi di apprendimento. Si trattava di semplificare processi complessi, con necessità complesse di persone con meno tempo a disposizione, in orari differenti e la necessità di accedere a informazioni preziose per la loro crescita formativa. In quegli anni lavorai moltissimo anche nel cinema, continuando con le Media Relations, le digital PR, i social, i copy delle produzioni, le sceneggiature, la supervisione al montaggio, la direzione della comunicazione. Uscì il mio libro Ufficio stampa e digital PR, la nuova comunicazione, Milano, Hoepli. Continuai a tenere corsi specialistici, andai a insegnare all’Università Cattolica di Milano, Facoltà di Scienze Politiche (dove insegno tutt’oggi), al Milano Fashion Institute (allora Politecnico di Milano, Università Cattolica, Università Bocconi, oggi Business School di Camera Nazionale della Moda Italiana, dove insegno tutt’oggi).
Feci formazione per prestigiosi Enti Internazionali, Istituzioni, partecipai come Project Manager ad un progetto internazionale della Protezione Civile della Regione Veneto. Insegnai alle scuole a utilizzare i social nelle emergenze, il web per ampliare le strategie di comunicazione e marketing in ambito turistico e agrario. Insegnai il posizionamento autorevole e branding online e offline nella moda, nell’arte, nell’ambito culturale, delle arti dello spettacolo.
Mi piace pensare a questo periodo come ad un momento di crescita importante. Che mi ha portata ad un livello superiore di comunicazione: consapevole dei rischi, delle criticità ma in grado di essere valorizzata attraverso un nuovo approccio proattivo. Ma soprattutto una grande lezione sull’analisi dei bisogni specifici delle persone. Furono gli anni in cui mi concentrai sugli studi dei comportamenti sociali, sulle costanti, sulle esigenze sotto stress più o meno forte. Imparari ad essere maggiormente sensibile a qualsiasi sfumatura e, paradossalmente, ad essere maggiormente concreta nella comunicazione. La più grande lezione fu proprio questa: più le sfumature e le sensibilità aumentano, maggiore deve essere la concretezza, l’efficacia e la semplicità dei messaggio (circoscrivere il più possibile, oggettivare con dati e azioni e creare protocolli da applicare nei vari contesti migliorandoli costantemente).
E come tutti noi in Italia, vissi la pandemia chiusa davanti a Zoom.
2021 – oggi: Ripartenza con la mia ormai nota esclamazione “Comunicazione che passione!”
E’ stata chiamata “ripartenza”, quelle centinaia di ore di formazione a supportare riposizionamenti nel mercato, occasione di rebranding, revisioni di strategie per enti, istituzioni, settore arti e spettacolo, cultura, turismo. La domanda che ricevetti più spesso fu “Come posso ripartire? Mi sembra di ricominciare”. Ma a differenza di molte volte, nel corso degli anni, questa volta era una richiesta profonda che non riguardava un singolo, ma una rete di relazioni unite dall’incertezza, dal dolore, e da un disorientamento profondo. Era la prima volta che la mia generazione (io in primis) si trovava a vivere una situazione di fortissimo stress generale, priva di informazioni chiaficatorie ma sovrastata da infodemia. Questo era il contesto in cui si doveva fare comunicazione, rebranding, strategie digitali e di contenuti e nel frattempo mantenere “pulite” le conversazioni digitali e l’affidabilità. Un potente motore in riavvio che mi ha vista coinvolta da Camera di Commercio, Ente Bilaterale Veneto Friuli-Venezia Giulia, Enti di formazione per progetti digitali nell’ambito culturale o digitalizzazione di istituzioni. Attività del settore commercio e del settore turismo da riavviare accompagnando con formazione, consulenze e contenuti particolarmente complessi. Anni sfidanti e progetti sempre coinvolgenti, dove l’aggiornamento costante e l’esperienza articolata e lunghissima mi hanno dato gli strumenti per rispondere alle tante domande di imprenditori, enti e istituzioni che hanno investito sul digitale per rafforzare un legame di fiducia già consolidato e da costruire con cittadini, clienti e capitale umano. Questi ultimi anni li ho dedicati allo studio delle relazioni online, all’evoluzione dell’informazione, a fare consulenza e formazione e come sempre ai servizi.
Fu la prima volta in cui mi resi conto profondamente, proprio per l’evoluzione sociale e delle dinamiche digitali, quanto la comunicazione è cambiata nel corso di questi anni e come il mio approccio si è evoluto insieme agli eventi. Fu anche per me un punto di ripartenza, perché mi resi conto che per me il digitale, la tecnologia e il web erano la mia unica connessione comunicativa con mia figlia che viveva a Budapest in un Paese che aveva chiuso agli accessi non lavorativi. Il mio unico sistema per vivere “un nuovo inspiegabile” come la Pandemia. Compresi il valore, compresi soprattutto il mio perché, e mi focalizzai ancora di più nella costruzione di relazioni sempre più profonde e significative grazie al digitale. E la frase “Comunicazione che passione!” acquisì un nuovo senso, una nuova missione, una nuova visione e valori ancora più profondi.
Quotidianamente scrivo, faccio copy, creo contenuti, faccio editing, interviste, progettazione e seguo con attenzione ogni fase di ciascun progetto. Li ho dedicati al miglioramento di prodotti e servizi che entreranno nella Upskilling Digital Academy, l’Academy digitale di Netlife s.r.l. con prodotti digitali in auto formazione e un percorso di aggiornamento permanente in abbonamento. Questo il mio progetto per il 2025. Senza dimenticare l’approccio all’Intelligenza Artificiale dal punto di vista etico, allo studio dei bias algoritmici ma soprattutto alla messa a sistema di ogni step. L’argomento principale di studio e applicazione è stato il posizionamento autorevole di brand, corporate e personal brand per creare una Leadership reputazionale etica e responsabile. Protocolli e checklist da utilizzare per l’identificazione preventiva di potenziali rischi e criticità. E la creazione di un network virtuoso di professionisti con competenze verticali per supportare nella prevenzione, analisi e validazione dei contenuti da distribuire nel web.
Se dovessi definire questo periodo direi “la chiusura di un cerchio”, che è anche il logo di Netlife s.r.l. oggi al 25° anno di attività. E finalmente in perfetto equilibrio tra comunicazione e formazione, online e offline, consapevolezza, responsabilità e creatività. Ma con tutta l’esperienza di migliaia di corsisti, migliaia di ore in aula, settori di mercato differenti che mi hanno permesso di utilizzare “pratiche virtuose e vincenti in contesti differenti” e rispondere tempestivamente agli avvenimenti. Per arrivare alle competenze attuali che metto a disposizione di CEO, Board e Istituzioni: trasformare complessità in strategie digitali chiare e semplici per la gestione della reputazione, la prevenzione delle crisi e la formazione d’eccellenza, perché è esattamente ciò che faccio dal 1997.
Questo un estratto dalla mia storia di cui parlerò più nel dettaglio all’interno del blog. Perché come ripeto sempre oltre a professionisti siamo persone.
E da qui comincia un nuovo progetto creativo, il racconto corale con Violante, per me la parte più creativa e coinvolgente della vita, quel lato di mamma che condivide anche tips di comunicazione.
“Pirouette digitali”: comunicare la danza nell’era dei social … tra la grazia del passo a due e la rivoluzione digitale c’è di mezzo un balance tra le parole – a partire dal 30 giugno 2025.
Per CV specifico dettagliato potete inviare una mail a info@netlifesrl.com
E ora se vi dicessi che la mia prossima sfida è scrivere il mio primo romanzo fantasy distopico, cosa mi rispondereste?
Lingue parlate: inglese (livello C2), francese (livello C1), spagnolo (livello C1), tedesco (livello B2)
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