L’imprenditore relatore ad un convegno: gli errori da evitare per una comunicazione consapevole

Francesca Anzalone Public Relations & Digital PR

I sì e i no per una comunicazione consapevole che ogni imprenditore deve conoscere per evitare errori

Siamo nell’era della comunicazione omnicanale, completamente integrata. Il messaggio deve essere coerente, efficace e chiaro così come chi lo trasferisce. Il Personal Branding dell’imprenditore è costantemente connesso alla Corporate Identity aziendale e questo collegamento non solo deve essere chiaro, ma costantemente valorizzato. Gli eventi non sono più solo in presenza e questo da un po’ di anni: vengono trasmessi in live streaming, il pubblico scatta foto, registra vocali, fa video e condivide sui social. Non ultimo, e ricordiamolo sempre il pubblico e i relatori commentano, raccontano e si raccontano. I protagonisti dell’evento comunicativo non sono più solo i relatori; i protagonisti sono chiunque si imbatte  in quell’evento comunicativo sia nella sua integrità che nel singolo contenuto. Se a questo CONTESTO aggiungiamo che ogni evento (ma non solo) si trasforma per sua natura in una conversazione, abbiamo mappato gli elementi strategici su cui porre la nostra attenzione e su cui dobbiamo rimanere #consapevolmenteconnessi per evitare scivoloni e ancor peggio crisi mediatiche.

Gli elementi strategici su cui focalizzare l’attenzione

  • Ascolto attivo
  • Produzione efficace
  • Interazione consapevole

Proprio così, ad ogni evento comunicativo oggi dobbiamo focalizzare l’attenzione su questi tre elementi strategici che ci permettono di mantenere coerenza, garantire fiducia e relazionarci in modo consapevole. L’imprenditore relatore partecipa ad un convegno con degli obiettivi precisi che avrà definito in partenza: immagine, nuovi contatti/relazioni, promozione e valorizzazione dei propri servizi e prodotti. Non va per se stesso, ma è consapevole che la sua immagine è il riflesso di una squadra (azienda) di competenze professionali che danno vita a prodotti e servizi e che generano un profitto economico secondo valori condivisi, una visione e una missione dichiarata. Ecco che l’ascolto attivo si deve tradurre in attenzione verso il pubblico (in presenza, online) al fine di generare interesse nella costruzione di nuove relazioni, di coinvolgere, di infondere fiducia; produzione efficace si deve tradurre poi in messaggi coerenti, carichi di valore (valori, visione, missione, competenze della squadra) e di ascolto attivo (commento consapevole di contenuti di altri relatori, di domande e curiosità del pubblico, di suggestioni da una presentazione piuttosto che da una testimonianza); e ultimo ma non minore di importanza un’interazione consapevole tra comunicazione verbale e non verbale tra consapevolezza di una presenza e di una virtualità, di capacità di ascolto attivo, produzione efficace e capacità e interesse a coinvolgere direttamente il pubblico per renderli partecipi dell’evento comunicativo. Il centro dell’evento comunicativo si trasferisce dal “vecchio” io onniscente ad un io corale che accompagna un percorso comunicativo consapevole.

Focus on

  1. Contenuti efficaci (consapevolezza sull’argomento)
  2. Esposizione efficace (consapevolezza sul pubblico, gli altri relatori)
  3. Padronanza di linguaggio (semantica identitaria)
  4. Contesto (consapevolezza dello scenario e del qui e ora)
  5. efficacia nell’interazione (consapevolezza della conversazionalità)

Ad un evento si partecipa con degli obiettivi precisi, si va per allargare le relazioni, per trasmettere un messaggio e per generare nuovo business. I 5 aspetti sopra elencati gestiti con coerenza rappresentano gli elementi strategici su cui puntare.

L’evento comunicativo è un percorso di consapevolezza, di efficacia e di fiducia

L’evento comunicativo è un percorso di consapevolezza che porta con sé l’identità di un io corale, l’imprenditore anche attraverso il suo Personal Branding è il volto e la voce di una identità del singolo e del gruppo al tempo stesso. Un percorso che implica un punto di partenza dal quale inizia il viaggio e una serie di momenti di confronto, visione e verifica che accompagnano un viaggio che conosce ciascuna tappa per poi proseguire ancora. Viviamo nell’era della crescita delle competenze. Viviamo nell’era delle competenze relazionali. Viviamo nell’era del divenire dove tutto prosegue, soprattutto il mercato. E questo contesto non può non essere chiaro all’imprenditore. 

Il web non dimentica, le persone hanno competenze critiche sempre più alte, i social permettono conversazioni in tempo reale disintermediate attraverso qualsiasi tipo di contenuto. L’imprenditore deve essere consapevole del qui e ora, del messaggio che vuole e deve trasmettere, della necessità di interagire/conversare correttamente e dei rischi che corre se non rimane in ascolto attivo per tutta la durata dell’evento.

Gli errori che “io non li faccio” e si ritrovano online

  1. La postura errata. Non ci si ricorda che la comunicazione non è solo verbale, ma anche non verbale. L’imprenditore controlla di nascosto il cellulare, manda un messaggio, si appoggia sul tavolo “annoiato”, non guarda il relatore/interlocutore, si tormenta le mani, scrive senza alzare la testa, si guarda intorno, parla con qualche conoscente. Il messaggio che si vede: il pubblico osserva il tavolo dei relatori sia in presenza che da remoto. Non è bello vedere un tavolo scomposto in cui si percepisce “noia” o “disinteresse”. Generalmente la gestione dello streaming avviene a distanza, per cui la ripresa sottolinea per tutto il tempo i gesti corretti e scorretti. Se ci sono strette (inquadrature sul relatore mentre parla) spesso il movimento coinvolge anche il vicino di seduta. Attenzione a non farvi cogliere in attività che sottolineano disinteresse.  Provate ad osservare gli streaming registrati a disposizione e segnatevi gli errori di comunicazione non verbale. E’ un buon ausilio per non commetterli.
  2. Arrivare “seccati” al vostro momento del proprio speech. Anche se non siete i relatori di apertura o chiusura dell’evento avete il vostro momento. Ricordatevi che siete lì per condividere un messaggio carico di valore, dunque siate coinvolgenti, riconoscenti e pensate al vostro obiettivo. Anche questo è ascolto attivo che non lascia prevalere l’emozione del momento. Siete lì per uno scopo, ricordatelo. Dunque ricordate di trasferire apertura al dialogo e non “noia, stanchezza, insofferenza”. Sarebbe opportuno presenziare alla sessione per la quale siete stati invitati e non arrivare all’ultimo minuto solo per il vostro speech. Il messaggio che si vede: il pubblico percepisce disinteresse, e se le vostre parole sono “noi siamo un’azienda attenta alle persone, che mette al centro l’interesse per i nostri clienti, ecc.” attenzione che state comunicando il contrario! Non è bello sentire parole piacevoli e convincenti e vedere comportamenti completamente discrepanti, né dalla sala né dall’online.
  3. Non prepararsi a dovere. Sì utilizzo la parola dovere, perché nel momento in cui si accetta di partecipare ad un evento in qualità di relatori si ha il dovere di presentarsi al meglio, di occupare il tempo, lo spazio e gli strumenti che ci mettono a disposizione nel modo più corretto, efficace e a supporto e beneficio anche dell’evento stesso e non solo nostro. L’imprenditore è dunque tenuto a presentare le proprie slide nei termini corretti, seguire il percorso logico identificato attraverso le slide, garantire coerenza e efficacia grazie alla preparazione dei materiali insieme al suo staff. L’improvvisazione non seguirà mai un filo logico e coerente potrà arricchire, quindi sì a contributi e arricchimenti del momento frutto di ascolto e riflessione, no al cambiamento totale dello speech. La frase “l’ho fatto di pancia” non porta con sé un io corale ma egocentrismo. Il messaggio che si vede: una persona focalizzata sul proprio io e non un io corale che magari raccontiamo attraverso i valori, la visione e i tantissimi post programmati dai nostri bravi comunicatori. Mi raccomando la coerenza non è a comparti, ma è una visione globale che fa percepire molto.
  4. Non utilizzare il linguaggio corretto. I registri linguistici devono coinvolgere, la conversazione deve diventare globale, attenzione a usare quelli più efficaci. La microlingua permette di sottolineare la professionalità, se unita ad un registro più semplice fa arrivare il messaggio ad un pubblico ancora più ampio e lo rende comprensibile, evitando fraintendimenti e rischi di mal comprensione. Tecnicismi, parole in inglese, e un registro alto non vi fanno percepire come “migliori” ma rischiano se usati senza un accompagnamento linguistico più generalizzato, di diventare una barriera con il vostro interlocutore. Vi state precludendo delle opportunità! Il messaggio che si vede: una persona che non ha preso in considerazione il suo pubblico nella totalità, ma desidera dialogare solo con un segmento che molto probabilmente lo conosce già. 
  5. Non essere aperti, accoglienti, pronti ad ascoltare. Si sa che agli eventi c’è sempre un fuori programma “fuori contesto”. Anche lui /lei/loro però hanno diritto al loro spazio/tempo/ascolto solo per il fatto stesso di essere lì. Il punto è che spazientirsi, minimizzarli, o addirittura sottolineare la loro decontestualizzazione non fa bene a nessuno. Cercate dunque di essere sempre centrati sul perché siete lì e come volete essere percepiti e fare percepire la vostra azienda. Il resto viene da sé. Lasciarvi trasportare dalle emozioni non vi aiuterà a raggiungere l’obiettivo, vi toglierà tempo e spazio che avreste voluto dedicare a quell’argomento. Il messaggio che si vede: non ha il timone in mano. 

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